9.10.10

Invito alla lettura 3: Peter Cameron


E' da poco nelle sale cremonesi il (deludente) film che James Ivory ha tratto dal bellissimo romanzo di Peter Cameron, The City of Your Final Destination, pubblicato in Italia col titolo Quella sera dorata, lo stesso dato alla pellicola nella versione nostrana.

Cosi' Giovanna Mancini su "Il Sole 24 Ore" del 16 maggio 2006 ne riassumeva la trama e commentava il libro:
"Lo sfondo è quello della natura selvaggia di un Uruguay da sogno, quasi immaginario, irreale, dove la vita dei personaggi sembra sospesa e cristallizzata in un passato che ha lasciato il segno in ogni cosa e in ogni luogo.
In questo scenario senza tempo è ambientato gran parte di
Quella sera dorata [...]
Qui vivono Adam, Arden e Caroline, rispettivamente fratello, amante e moglie di Jules Gund, uno scrittore divenuto celebre per un solo libro e morto suicida qualche anno prima. L’equilibrio delle loro immobili esistenze viene scosso un giorno dall’arrivo di una lettera: un tale Omar Razaghi, dottorando iraniano-canadese dell’Università del Kansas, chiede la loro autorizzazione per realizzare una biografia su Gund. Nonostante la posizione favorevole di Adam, i tre negano la loro approvazione e Omar, spinto dall’ambiziosa fidanzata Deirdre, parte, con lo scopo di far cambiar loro idea, per Ochos Ríos, la dimora fatiscente (anch’essa dal tratto vagamente onirico) della famiglia Gund, fatta costruire in stile bavarese dai genitori di Jules e Adam, fuggiti dalla Germania nazista durante la Seconda Guerra mondiale.
Come in un viaggio iniziatico, Omar conoscerà nella realtà quasi magica di questo Uruguay, avulso dal mondo esterno, un profondo sconvolgimento dei propri sentimenti e delle proprie idee, e verrà fuori da questa avventura profondamente trasformato. Ma non è il solo: tutti i personaggi usciranno cambiati – e cresciuti – dalla serie di eventi messi in moto dal suo arrivo inatteso.
Ingenuo e sognante, educato e insicuro, succube della fidanzata, il giovane protagonista è l’ingranaggio inconsapevole che rimette in moto l’esistenza di Ochos Ríos e dei suoi abitanti, quasi sbloccando lo scorrere del tempo che era rimasto impigliato nelle maglie di un passato inscindibilmente legato alla memoria di Jules Gund.
Anche se, più che di eventi veri e propri, si dovrebbe parlare di avvenimenti interiori. Non succede un granché, infatti, durante la permanenza di Omar in Uruguay. Le giornate si succedono tra conversazioni e incontri che di volta in volta gettano uno spiraglio di luce in più sui trascorsi e sulla identità di ciascun personaggio (Omar compreso), fino alla presa di coscienza finale di ciascuno.
Peter Cameron è un vero maestro nel tratteggiare queste conversazioni: brillanti, ironici e amari, profondi e insieme leggeri, a tratti comici, i dialoghi sono la vera anima del libro. Dai cinici commenti sulla vita e sugli uomini (che ricordano Oscar Wilde) di Adam, l’anziano e disincantato fartello dello scrittore, che vive assieme al giovane amante Pete, all’incrollabile e schietta sicurezza di Caroline, la moglie (un po’ matta) di Jules, che passa i suoi giorni chiusa nella torre della villa a dipingere copie di celebri quadri, chiusa nel suo rancore di moglie tradita, che ha tuttavia accettato la presenza nella sua casa dell’amante del marito e della loro figlia Porzia. Diverse, ma non meno incisive e convincenti, le parole di Arden, personaggio dalla femminilità un po’ stereotipata (bellissima, non particolarmente arguta né colta, ma sensibile e generosa), che con Omar instaura un rapporto fatto di comprensione e tacita complicità, più che di razionalità.
Un cenno a parte meritano la figura di Deirdre e il suo rapporto con Omar. Aggressiva e sicura di sé, tirannica e fiera anche nei confronti del ragazzo, persino lei uscirà diversa dall’avventura in Uruguay (dove raggiunge Omar dopo un incidente che lo fa cadere in coma per qualche giorno), sebbene senza rimettere in discussione radicalmente la sua vita, come faranno invece Omar, Arden, Caroline, Adam e Pete.
Sono molti gli elementi che rendono anomalo e originale questo romanzo: dall’atmosfera di sogno e lontananza dal mondo reale, alla centralità che nel testo hanno i concetti di morale e di buone maniere; dall’arguzia e garbo dei dialoghi, al “lieto fine”. Tutti elementi che ne fanno un libro solare e ottimista nonostante l’amarezza e la tristezza che traspaiono dalle parole dei personaggi.
"

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